Ghe rivarem a baita?
"Anche i russi erano come me, lo sentivo. In quell'isba si era creata tra me e i soldati russi, e le donne e bambini un'armonia che non era un armistizio. Era qualcosa di molto più del rispetto che gli animali della foresta hanno l'uno per l'altro. Una volta tanto le circostanze avevano portato degli uomini a saper restare uomini. Chissà dove saranno ora quei soldati, quelle donne, quei bambini. Io spero che la guerra li abbia risparmiati tutti."
Un libro che non può assolutamente mancare in una libreria è "Il sergente nella neve" di Mario Rigoni Stern, romanzo d'esordio dello scrittore veneto che narra un capitolo della nostra storia attraverso la viva e puntuale ricostruzione dell'autore. Spesso consigliata come lettura per i più giovani, si dovrebbe in realtà considerare come un testo eterno che andrebbe riletto per coglierne interamente la profondità e la drammaticità.
Racconto autobiografico del Rigoni alpino durante la Seconda Guerra Mondiale, ritirata dalla Russia (1943), si apre con la descrizione della vita nel caposaldo, una quotidianità quasi domestica, le divisioni Cuneense, Tridentina e Julia accampate nei bunker tra la steppa, lungo le rive ghiacciate del Don al di là del quale i russi vivevano nelle stesse condizioni. Ciò che colpisce è il sentimento di pace, forte dentro le trincee, paradossale tra i colpi di mortaio, Rigoni guarda i russi che tentato di attraversare il fiume e vorrebbe quasi gridargli di aspettare la notte per farlo, con pena li sente piangere dopo essere stati feriti, le donne russe sfamano nelle loro isbe calde i soldati, sia russi che italiani. Il più grande messaggio di pace da parte di chi la guerra la combatte ma di certo non l'ha decisa.
Il Sergente maggiore ci racconta del suo plotone: i suoi compagni che nell'unico pentolone cucinavano la polenta e facevano bollire gli indumenti per liberarsi dai pidocchi, il giovane Giuanin che sempre gli domandava <<Ghe rivarem a baita?>> ovvero ci arriveremo a casa? Commoventi i ricordi di quelli che a casa non ci sono tornati e l'amara consapevolezza di come anche i reduci abbiano lasciato troppo sulle rive del Don.
Quando gli ungheresi cedettero alla pressione russa, gli italiani iniziarono la ritirata: la marcia massacrante durante la quale in molti si lasciarono cadere nella neve, a congelare nel sonno; il coraggio e la paura, l'evidente fragilità della vita e insieme la poesia straziante degli uomini di guerra.
Romina Elpenice D'Aloisio
Romina Elpenice D'Aloisio
Titolo: Il sergente nella neve
Autore: Mario Rigoni Stern
Editore: Einaudi
Pagine: 139
Prezzo: 9,50
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