Nato (e
cresciuto) a L'Aquila nel 1981, vive e lavora a Firenze.
Laureato in
informatica, ha scritto tre libri: Non farmi male (2006), Supermarket24 (2010),
Una valigia tutta sbagliata (2011) e l’ebook La vita delle cose che amiamo
(2012).
Da dieci
anni scrive sul suo blog MatteoGrimaldi.com e dal 2009 fa parte della redazione
SoloLibri.net.
-Come ti sei avvicinato alla lettura e alla scrittura?
La lettura è
entrata tardi nella mia vita. Non sono stato uno di quei bambini che iniziano a
leggere le favole e poi i libri sui pirati e i moschettieri. Peccato. I miei
genitori non mi leggevano favole né mi compravano libri. Perciò io vivevo la
mia quotidianità come se i libri fossero soltanto quelli di storia, geografia o
matematica. Verso i tredici anni ho scoperto Stephen King ed è cambiato tutto.
Ero intrappolato nei suoi romanzi. Ci vivevo dentro. Gli devo
molto.
La scrittura
invece c'è sempre stata. Ho sempre scritto qualcosa. Un diario, storielle. Mi
sono fatto anche regalare una Olivetti. Battevo sui tasti per ore. I miei
genitori mi chiedevano cosa stessi scrivendo e io rispondevo che si trattava di
una ricerca per la scuola. Fino a che, intorno ai vent'anni, mi sono accorto
che poteva diventare una cosa seria.
-Tre romanzi irrinunciabili?
"I
miserabili", "Delitto e castigo", "Anna Karenina". E
"Stoner". Lo so che tre è meno di quattro, ma i miei romanzi
irrinunciabili sono questi qui, tutti al primo posto.
Mi dispiace
non riuscire a citare nessun autore vivo. Ma credo che non ci riuscirei neanche
se me ne chiedeste sei, o sette o dieci di romanzi irrinunciabili.
-Autori del cuore?
Ne ho avuti
molti, e quasi tutti sono stati rimpiazzati da altri. Gli autori del cuore sono
un po' come gli amori. Appartengono a un'età, a come sei in quel segmento della
tua vita.
Comunque
dico Dostoevskij per l'inquietudine che riesce a trasmettere. Murakami per i
mondi che crea - "1Q84" è un'opera imperfetta, ma immensa, e
quest'anno il Nobel se lo meritava tutto. E Philip Roth, perché sembra che le
parole gli scorrano dalle dita come acqua veloce. E invece, se conoscete un po'
la sua storia, sapete che per lui la scrittura è sofferenza, fatica. Per questo
ha annunciato che non scriverà null'altro.
-Se fossi il protagonista di un romanzo chi saresti?
Questa è
facile. Sarei William Stoner. Un uomo che conduce una vita comune, direi quasi
banale. Fa l'insegnante universitario per cinquant'anni. È il lavoro che ama,
pur privo delle soddisfazioni che si aspettava. Non cambia mai città. Si sposa
con una donna che lo rende infelice. Ha una figlia che lo considera un
estraneo.
In effetti
un personaggio così ordinario non sembra particolarmente promettente per
diventare un protagonista memorabile. Ma Stoner è la dimostrazione che una vita
silenziosa può diventare una vita speciale e indimenticabile.
Guardo la
mia vita con lo stesso affetto con cui John Williams racconta la vita del
professor Stoner. E io adesso mi sento un po’ così. Amante della quotidianità,
delle cose che mi piacciono, della mia stanza piccola, del silenzio. Banale per
i più.
-Parlaci delle tue opere
Ho pubblicato
tre libri e un piccolo ebook.
"Non
farmi male" è la mia prima raccolta di racconti uscita nel 2006. Una
raccolta di storie violente e senza speranza. I protagonisti non vedono nessuna
luce. Subiscono dalla vita torti a cui non possono porre rimedio, perché di
fronte a certe cose è impossibile reagire. E anche se in qualche modo ci
riesci, i segni restano scavati nella pelle e condizionano tutte le tue scelte
future.
"Supermarket24"
è il mio esordio nel romanzo. Il protagonista, Luca Sognatore, è un 25enne
cinico e disincantato. Dalla sua postazione al reparto ortofrutta di un
supermercato immagina e giudica le vite degli altri. Ce l’ha con tutti. È sicuramente
una storia più leggera. Luca sognatore non è uno che si fa voler bene, e
parecchi lettori mi hanno domandato perché costruire un personaggio così
fastidioso. Perché non esiste solo gente amabile, e poi a me lui sta simpatico
da morire.
Mi sono
molto divertito a scriverlo. Ricordo quei mesi come il periodo della mia vita
più faticoso e più ispirato. Lavoravo davvero in un supermercato dieci ore al
giorno. Tornavo a casa distrutto e rinascevo scrivendo.
"Una
valigia tutta sbagliata" è l’ultimo, una nuova raccolta di racconti. Il
terremoto ha distrutto prima e sconvolto poi ognuno di noi. Io non trovavo più
le parole. Non riuscivo più a scrivere. Questo era e in parte rimane il segno
che mi ha lasciato. Così ho chiesto alla scrittura di aiutarmi a guardare in
faccia quello che era accaduto alla mia città, alle vite di tutti, alla mia.
Quelle contenute in questa breve raccolta sono sei storie delicate, sei viaggi intesi
come fughe dalla realtà. Fughe da un mondo traditore, nella speranza spesso
vana di trovarne un altro, meno compromesso, meno feroce.
L'anno
scorso ho scritto "La vita delle cose che amiamo", finalista al
premio Racconti d'Autore di Perrone Editore e pubblicato da Anna Albano nella
sua collana di e-book illustrati. Si tratta di un brevissimo racconto che
contiene tutto l'amore di cui sono ricche le cose. L'amore che gli diamo
attribuendo loro il valore che hanno per noi, perché sono legate a un momento,
a una persona, a un ricordo, a una parola, a una voce, a una confidenza.
Ho
immaginato che nemmeno una catastrofe come il terremoto potesse distruggerle.
Forse strutturalmente, ma non la vita che gli abbiamo dato noi attraverso
quell'amore. È una storia di autoricostruzione, è una storia magica.
Un intervista avvincente ma soprattutto belle risposte
RispondiEliminaIo di grimaldi ho letto supermarket24 e l'ho trovato moderno sia nella scrittura che nel racconto. Cercherò gli altri in libreria
RispondiEliminaA me anni fa è stato regalato Non farmi male. Sono per me dei racconti profondi ma anche molto duri
EliminaGrazie ad Alessandro e Romina per la bella intervista, e a voi per i commenti.
RispondiEliminache belle risposte
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